
Si ha ancora il ricordo di quello che è accaduto nel 2009 quando un terremoto ha devastato L’Aquila, creando molti morti e distruzioni. Ma pochi ricordano che L’Aquila ebbe un altro evento come questo, ma riportando indietro le lancette del tempo, bisogna fermare alle ore 11,05 del 2 febbraio del 1703: un terremoto di forza gigantesca fece tremare la terra nel centro dell’Italia che rase quasi completamente al suolo la città, causando danni in tutto l’Abbruzzo con un gran numero di vittime e di sgfollati. La scossa colse di sopresa buona parte degli abitanti mentre si trovavano a messa nella chiesa di San Domenico, con le capriate del tetto che cedettero seppellendo all’istante i presenti e causando un numero di morti stimato introno alle 600 persone. Ma la scossa della città abbruzzese non è stata nient’altro che la prosecuzione di uno sciame sismico iniziato ai primi mesi del 1702 e proseguito con altri eventi sismici occorsi il 18 ottobre del 1702 a Norica, il 14 novembre a Spello, e il 14 e il 16 gennaio del 1703 ad Accumoli. Queste ultime due scosse, ricultanti alquanto violente e con diverse repliche, con magnitudo stimate introno a 6.8 e 6.0 della scala Richter, ed insieme compoertarono la devastazione di una area compresa tra i Monti Sibillini, i Monti Reatini e i Monti dell’Alto Aterno. Tra le distruzioni di edifici importanti nsi ricordano: la cattedrale di Santa Maria Argentea a Norcia, l’abitato di Cascia con tutti gli edifici storici in Umbria, in Abruzzo di Montereale, per la provincia di Rieti Leonessa con le sue ville, Accumoli, Amatrice, Antrodoco, Borbona e Cittareale, oltre i danni della città de L’Aquila. Il sisma del 2 febbraio partì dalle faglie del Monte Marine ed ebbe come epicentro la località di Pizzoli, a una ventina di chilometri a nord ovest de L’Aquila. La scossa, come è stata descritta dalle cronache del tempo, era omndulatoria ed ebbe una magnitudo pari a 6.7 della scala Richter, ovvero il decimo grado della scala Mercalli, una scossa che mai si era registrata in quella zona nella sua storia, una scossa che rilasciò una energia cinque vole maggiore il terremoto del 2009. I centri più colpiti furono L’Aquila, ma anche Arischia, Barete, Pizzoli e Scoppito nell’alta valle dell’Aterno, Cittareale, leonessa e Posta sui Monti Reatini, Montereale, paganica e San Pelino di Cagnano Amiterno. Il terremoto fu avvertino in tutta la penisola, da Venezia fino a Napoli, e a Roma provocò il panico tra la popolazione e danneggiò diversi edifici tra i quali il Colosseo, con il crollo di due arcate del secondo recinto, il Palazzo del Quirinale, le basiliche di san Lorenzo e San Pietro in Vaticano. Dopo la scossa principale seguirono numerose scosse di assestamento, ripoprta<te dalle cronache del tempo in 160, che durarono fino al 26 febbraio. L’evento sismico portò a potenti esalazione di gas, che si spandevano nelle fenditure che si sono generate nella terra, e cambiò completamente il paesaggio tra Montereale e Ville di fano, con tre corsi d’acqua sotterranei che fuoriuscirono dalle montagne e formarono un lago nella pianura sottostante. Un cronista del tempo, Alfonso Una De Llanos, legato del vicerè di Napoli, rilasciò una dettagliata relazione di quello nche trovò nel territorio del contado qauilano, registrando in tutto 7694 morti e 1156 feriti, con la stima tra 2500 e 300o morti solo a L’Aquila, ed il resto nelle città elencate prima. Oltre alle vittime e agli sfollati, il sisma ha provocato la quasi compelta rovina degli edifici romanici e rinascimentali della città, e si salvò soltanto la cinta muraria cambiando il suo volto per sempre.