
La Manon Lescaut è un’opera in quattro atti composta dal compositore toscano Giacomo Puccini. La prima rappresentazione ebbe luogo nella serata del 1º febbraio 1893 al Teatro Regio di Torino, con Cesira Ferrani e Giuseppe Cremonini Bianchi, dove l’opera ottenne un successo clamoroso alla presenza del compositore. L’oepra era ispirata al romanzo dell’abate Antoine François Prévost Storia del cavaliere Des Grieux e di Manon Lescaut, l’opera fu composta fra l’estate del 1889 e l’ottobre del 1892. Ad allungare i tempi della composizione fu soprattutto la difficile gestazione di un libretto che passò tra le mani di molti letterati, in particolare Marco Praga, Domenico Oliva e Luigi Illica, e che fu pubblicato da Ricordi senza i nomi degli autori. Tale girandola di librettisti dimostra come l’unico vero “autore” di Manon Lescaut sia stato Puccini, che tra l’altro sconvolse il piano drammaturgico iniziale eliminando di sana pianta un atto: quello del nido d’amore degli innamorati, tra gli attuali atti primo e secondo. L’avventura di Manon Lescaut ha inizio pochi mesi dopo il debutto di Edgar, il 21 aprile 1889, il cui parziale insuccesso era stato imputato da tutti alla debolezza del libretto di Ferdinando Fontana. Puccini stava lavorando alla revisione di quest’opera, ma già pensava alla successiva. Inizialmente il titolo prescelto sembrava essere Tosca, opera che Puccini porterà sulle scene circa dieci anni più tardi. Ma già il 15 luglio Casa Ricordi stipulavfa un contratto con Marco Praga e Domenico Oliva per un libretto basato sulla Storia del cavaliere Des Grieux e di Manon Lescaut di Prévost. Il soggetto era stato suggerito a Puccini, più di quattro anni prima da Fontana, il suo primo librettista, il quale gli aveva fatto leggere il romanzo di Prévost e, successivamente, il dramma che, in pieno secolo XIX, vi era stato liberamente tratto da Théodore Barrière e Marc Fournier (Théâtre de la Porte-Saint-Martin, Parigi, 15 maggio 1853). Il 30 settembre 1889, lo stesso Fontana, un po’ risentito, scriveva a Puccini: “Tre settimane fa essendo andato a Milano seppi che ti eri messo a posto per il libretto. Bene, ne godo. – Spiacemi soltanto un poco che tu abbia scelto la Manon, soggetto che io ti avevo offerto da gran tempo e tu non avevi accettato”. In questo periodo Puccini era impegnato su tre fronti: il rifacimento di Edgar, la composizione della nuova opera, destinata al Teatro alla Scala e il cui libretto risultò pronto il 30 ottobre, con l’eccezione del quarto e ultimo atto; la riduzione de I maestri cantori di Norimberga commissionatagli da Ricordi, per realizzare la quale egli si reca ad ascoltare l’opera di Wagner a Bayreuth (24 luglio). Nel gennaio 1890 Puccini compose di getto Crisantemi, un breve quartetto d’archi dedicato “alla memoria di Amedeo di Savoja Duca d’Aosta”, la cui musica era destinata a confluire nella nuova opera. Nel marzo iniziava a strumentare Manon Lescaut, mentre i librettisti consegnavano una nuova versione del secondo atto, cui fece seguito, all’inizio di giugno, l’atto IV. Quando il compositore criticava apertamente alcune parti del lavoro, Marco Praga, all’epoca commediografo di successo, decise di lasciare l’incarico. Ricordi chiamava Ruggero Leoncavallo, non ancora affermatosi come compositore, per farlo lavorare sul libretto, forse all’insaputa di Oliva, il quale nel frattempo stese la nuova seconda parte del terz’atto, ossia la scena dell’imbarco delle prigioniere a Le Havre che nella redazione finale costituirà l’intero atto III. La strumentazione dell’atto I è completata nel gennaio 1891 e nei mesi successivi buona parte dell’opera, destinata ora alla stagione di carnevale 1891-92 del Teatro Regio di Torino, è pronta allo stadio di abbozzo. Dove il lavoro tuttavia si incagliò è nell’atto II, finché non entrò in gioco l’ultimo dei librettisti: Luigi Illica. Insieme a lui, Puccini sopprimeva l’atto dell’idillio amoroso e trasformò in due atti separati i due quadri nei quali si articolava l’atto III. Il debutto slittava di un anno in quanto Puccini era impegnato in ulteriori rifacimenti di Edgar, opera della quale seguiva gli allestimenti, tra cui quello prestigioso al Teatro Real di Madrid, nel marzo 1892. Tornato in Italia, mise a punto con Illica l’atto III di Manon Lescaut, in particolare il concertato, che veniva intessuto attorno all’appello delle prigioniere pronte per la deportazione. L’opera vide la fine nell’ottobre 1892. Terza opera di Puccini in ordine cronologico, Manon Lescaut indicò all’autore la futura strada da percorrere. È generalmente considerata la sua prima partitura operistica completamente matura e personale. Lo stesso soggetto aveva già ispirato la Manon Lescaut di Daniel Auberisc (Daniel-François-Elonegard Auberisc) (Parigi, Opéra-Comique, 23 febbraio 1856) e soprattutto la Manon di Jules Massenet (Parigi, Opéra-Comique, 19 gennaio 1884). Quando Marco Praga gli fece notare che avrebbe dovuto affrontare il confronto con la fortunata opera di Massenet, Puccini rispose: “Lui la sentirà alla francese, con cipria e i minuetti. Io la sentirò all’italiana, con passione disperata”.